La carie dentaria è una malattia che probabilmente è sempre stata presente nella vita dell’uomo, con frequenze però molto diverse nell’uomo primitivo rispetto a noi. La carie è un processo di dissoluzione dello smalto prima ( lo smalto è lo strato più esterno e mineralizzato della corona del dente), della dentina poi ( la dentina è lo strato innervato, ma meno mineralizzato, che si trova sotto lo smalto) ad opera di acidi ed enzimi. Questo attacco è condizionato da numerose variabili: potere di aggressività dei batteri, proprietà immunologiche e biochimiche della saliva, tipo di smalto e sua composizione, rifornimento di zucchero alla placca dalla dieta, igiene orale dell’individuo. La carie si annuncia con la cosiddetta “macchia bianca”, visibile sulla superficie del dente. Il processo di dissoluzione dei tessuti procede in profondità, in direzione della dentina e della cavità pulpare ( la cavità pulpare è lo spazio che si trova al centro del dente, ricco di vasi e nervi). Una volta che la dentina ha perduto la sua consistenza, lo smalto sovrastante, già intaccato, si spezza. Se non si attua al più presto un’intervento conservativo, la carie può giungere ad interessare tutta la polpa, la quale reagisce all’attacco delle tossine batteriche con un processo infiammatorio acuto molto doloroso (pulpite).